Descrizione
PREMESSA DELL’EDITORE
« Piedi di cerva sulle Alte Vette »: un titolo che stupirà i più, ma che era impossibile tradurre diversamente. L’importante è che non solo il titolo stupisca il lettore, ma il libro, tutto; e lo stupisca nel profondo come ha stupito la Certosina che ma l’ha caldamente raccomandato (e che ringrazio di cuore) e come ha stupito me.
È infatti un libro originale, di difficile incasellamento un « racconto spirituale » di vago sapore medievale, la cui lettura lascia prima sorpresi, poi scossi, poi commossi, infine convinti. Esso ha ottenuto, nei paesi anglosassoni, un successo straordinario, tanto più notevole in quanto duraturo. Il mio augurio è che da noi non solo abbia successo, ma principalmente che incida a fondo l’anima di chi lo leggerà. Non tengo al successo dei libri. Troppo spesso il successo è cosa effimera, svanisce come una bolla di sapone, nulla lasciando sedimentare nel profondo. Questa, come altre opere che pubblico, ha l’ambizione di lasciare un segno duraturo, anche in pochi, ma realmente duraturo.
Come possa ciò accadere per un’opera che, fresca e vivace, si snoda come una lunga, meravigliosa fiaba, lo scopriranno quanti hanno intelletto d’amore. Quel che mi preme sottolineare è che questo può essere un libro coraggioso come pochi; di quelli che difficilmente ci si riesce e sgrommare di dosso e che con piacere si consiglia, si regala, magari s’impresta. A ciò invito i miei lettori. Pressantemente.
Il libro è oggi in crisi, in forte crisi. E non può che essere così. Sono troppi e troppo perfezionatigli altri mezzi di comunicazione, in paragone all’umile pagina fitta di segni neri. Eppure ognuno di noi sa quanto determinante può essere la lettura a volte di quella sola, umile pagina. Essa s’« imprime » e scende nel profondo; là lavora, il più delle volte in silenzio, senza che quasi ce ne si accorga. Ma il frutto che questo piccolo seme dà dura nel tempo, fa la vita, spinge alle decisioni più di qualunque altro.
« Piedi di cerva sulle Alte Vette » è proprio il tipo di libro che ? anche perché in forma di « parabola » ? può realmente, oggi o fra anni, permanere vivo nel suo insegnamento, di fronte agli eventi della vita i più aspri. Non ci si stupisca che, tra i personaggi, emergano figure quali Tristezza e Sofferenza (concetti oggi, più che invisi, disprezzati); è che proprio di qui nasce il percorso per chi voglia correre, come nel Cantico, con piedi di cerbiatto sulle vette dell’amor di Dio per trasformarsi successivamente, come la protagonista, in goccia d’acqua, in torrente d’amore per l’umanità assetata. E dal momento che queste due figure ? Tristezza e Sofferenza ? lo si voglia o no, piaccia o no, non scendono a patti ma ci « aggrediscono alle spalle per edificare » (per citare Kierkegaard), è bene per chiunque, giovane o anziano, religioso o laico, farne conoscenza, sia pure traslata, in una « favola » che è la realtà più sublime e incontrovertibile che esista.
Rimangano dunque queste pagine nel cuore di chi le legge; la loro freschezza, la loro ingenuità apparente, il loro colore le manterranno vive più di ogni discorso « impegnato »; perché è la poesia, in tutti i sensi, non la prosa, la condizione, il fine, l’habitat dell’essere umano.